Diario di viaggio – Argentina 2013

Era da tanto che Edoardo mi parlava dell’Argentina, della Patagonia, della Terra di Fuoco e di quanto desiderasse visitare quei posti.

Quando è arrivata la comunicazione del Circolo ha iniziato a studiare, fare programmi, progetti che si sono realizzati con la partenza del 17 novembre scorso.

Dopo un viaggio di oltre 15 ore siamo arrivati a Buenos Aires, la città della “buona aria” dove vive e lavora metà della popolazione argentina; rapido trasferimento, sistemazione in hotel e via per la visita guidata.

Buenos Aires denuncia da subito le conseguenze delle varie crisi che hanno investito il paese ma ciò nonostante evidenzia grandi spazi, ampie strade, parchi e giardini ovunque, impreziositi da jacarande in fiore, è tutto viola, bellissimo.

La plaza de Mayo è il cuore della città dove si affacciano la Casa Rosada, il Cabildo, la Banca Nazionale, il palazzo del Governo, il Ministero dell’Economia, la “Catedral” Metropolitana con il suo bel pavimento in mosaico veneziano; è da sempre luogo delle manifestazioni popolari. E’ emozionante vedere i “panuelos”, fazzoletti bianchi disegnati per terra che simboleggiano la protesta delle madri dei desaparecidos durante la dittatura militare.

Altra atmosfera al quartiere La Boca, abitato originariamente da marinai italiani e spagnoli, con le sue case, molte in lamiera ondulata, dipinte con i colori vivaci. Fuori dai locali coppie di ballerini che si esibiscono nel ballo simbolo del paese: il tango.

D’obbligo la passeggiata lungo il “caminito” fra venditori e artisti di strada che espongono le loro opere.

Attraverso Porto Madero, dove i vecchi magazzini sono stati trasformati in locali e ristoranti alla moda , rientriamo in albergo.

Il pomeriggio è dedicato al prosieguo del tour della città con o senza la guida; noi optiamo per una passeggiata in autonomia lungo l’Avenida de Mayo, diretti al famoso ed antico Cafè Tortoni dove assistiamo ad uno spettacolo di tango con ballerini, cantanti e musicisti.

La sveglia alle 3,30 ci costringe alla ritirata; partiamo per Trelew dove conosciamo Margherita, una guida simpatica e competente.

Dopo una visita al Museo Paleontologico, uno dei più importanti dell’Argentina, raggiungiamo Puerto Madryn; l’architettura della case ricorda i gallesi fondatori della città.

Inizia qui il nostro incontro con le prime bellezze naturalistiche del paese, i leoni marini tutti ammucchiati nella baia de Lobo distesi a prendere il sole e a far niente.

Il giorno successivo partiamo per la Penisola di Valdes percorrendo lunghe e diritte strade bianche che sembrano non finire mai; tutto intorno terra brulla e battuta dal vento popolata da guanachi, nandù, farone, mara, armadilli, poiane, che, in mancanza di alberi nidificano sui pali della luce, e pecore.

Lungo la strada, di tanto in tanto, bandierine rosse con strane casette, anche queste rosse: si tratta di ex voto in onore di Antonio Gil detto Gauchito, per la piccola statura, una specie di Robin Hood argentino che, si narra, avesse il potere di guarire con l’imposizione delle mani.

Siamo a Porto Piramides che, con i suoi 400 abitanti è l’unico posto abitato della penisola; qui, con un catamarano andiamo incontro alle balene che in questo periodo stazionano nel Golfo Nuevo, la baia antistante.. E’ una bellissima giornata di sole, l’oceano si presenta di un blu incredibile e le balene australi con i loro cuccioli si avvicinano alla barca soffiando, agitando pinne e coda e fanno scatenare le nostre macchine fotografiche.

Lasciate le balene, ci dirigiamo verso Punta Norte, prima riserva faunistica della penisola, terra di elefanti marini, leoni marini e orche marine che, purtroppo, non si fanno vedere.

Dopo il pranzo nell’estancia di San Lorenzo, dove gustiamo un ottimo cordero patagonico alla brace, visitiamo una delle più grandi colonie di pinguini di Magellano dell’Argentina. Camminiamo in mezzo a loro, attenti a non disturbarli, mentre passeggiano con la loro buffa andatura; sono tantissimi, sulla spiaggia, sotto i cespugli a covare o ad accudire i piccoli , oppure fermi a godersi il sole.

All’indomani si riparte verso Ushuaia nella “Tierra del Fuego”, il paese alla “fin del mundo”; La pista dell’aeroporto, adagiata su una lingua di terra nel canale di Beagle con i riflessi della Cordigliera delle Ande innevate, rende l’atterraggio impressionate, sembra di ammarare.

Ci aspetta Iris, la guida più naturalistica; ci presenta la città sede di una colonia penale, ora museo, che visitiamo più tardi prima di andare tutti a mangiare alla Cantina Fueguina di Freddy la “centolla” un granchio dalle grandi chele che servono bollito con verdure: buono. Serata piacevole e simpatica, a parte la presenza di turisti cinesi che si distinguono per la loro maleducazione occupando tavoli a noi riservati.

Il giorno seguente, baciati dalla fortuna per una giornata soleggiata con temperatura mite (qui ci sono due stagioni un inverno freddo e un inverno molto freddo….), navighiamo nelle acque gelide del canale di Beagle fino al faro Les Eclaireurs incontrando durante il tragitto una colonia di cormorani imperiali e leoni marini.

Al pomeriggio ci inoltriamo nel parco naturale della Tierra del Fuego, ci sono solo faggi che in autunno diventano tutti rossi; c’è una moltitudine di fiori: dalle violette gialle alle orchidee bianche, dai cespugli gialli di calafate dai cui frutti si ricavano marmellate ed un liquore dolce, al nire dal profumo di liquirizia e strani funghi che crescono sui rami degli alberi. Vediamo elaborate dighe costruite dai castori, la volpe grigia, le oche di Magellano ed i segni lasciati sugli alberi dal picchio di Magellano (qui tutto è di Magellano). Prendiamo anche il trenino della Fin del Mundo che originariamente trasportava i detenuti dal carcere al bosco per tagliare la legna; raggiungiamo Baia La Pataia dove finisce , dopo 17.848 km, la Ruta 3, strada che parte dall’Alaska ed arriva fin qui attraversando le Americhe; alla fine tutti a timbrare il passaporto nell’ufficio postale più australe del mondo all’isola Redonda.

Sabato si parte per El Calafate la regione con il parco del ghiacciai, dove ci aspetta un altro spettacolo straordinario.

Elisa, la guida più professionale, durate il trasferimento in hotel ci descrive le caratteristiche del territorio costituito per il 70% da steppa, con il lago Argentino, il più vasto del paese. Domenica dedicata alla meraviglia delle meraviglie: il Perito Moreno, il più bello dei ghiacciai, un immenso fiume di ghiaccio che termina nell’acqua del lago Argentino racchiuso tra le montagne. Lo avvistiamo da lontano al “Mirador de los Sospiros” dove un “ooooohhhhhh” generale si leva all’uscita da una curva.

Con un catamarano ci avviciniamo alla parete nord imbacuccati e incuranti del vento che taglia l’aria, abbagliati, è proprio il caso di dirlo da tanta bellezza; nel parco, patrimonio mondiale dell’Umanità , grazie a delle passerelle strategiche, è possibile avvicinarsi ed ammirare il “perito” da diverse angolazioni. E’ davvero suggestivo, il sole illumina il fronte del ghiacciaio creando sfumature di colore dal bianco all’azzurro al grigio. E’ naturale restare in silenzio ad osservare ed ascoltare il rumore del ghiaccio che si muove, sobbalzando alla vista della caduta di un blocco che piano piano si allontana alla deriva verso il lago.

La Cordigliera, il ghiacciaio, il lago e un mare di “notro”, tipico fiore rosso del territorio, sono uno spettacolo unico, da lasciare senza fiato.

Quel giorno abbiamo avuto le quattro stagioni che sovente si avvertono in zona: sole, vento, nuvole e una spruzzatina di neve.

La mattina seguente con un 4×4 saliamo al Balcon di Calafate, un altopiano da cui si gode una vista spettacolare della città, del lago Argentino e del Fitz Roy, la meta più ambita dagli scalatori per la sua difficoltà. La salita è impegnativa con tratti ripidi e tortuosi, intorno steppa e silenzio. Pranziamo ad un rifugio gestito da simpatici ragazzi che vogliono immortalare la nostra presenza in un poster da appendere nel locale, così chi dovesse tornare……………

Se la salita è stata impegnativa cosa dire della discesa: pendenze da urlo, peso del corpo e sguardi rivolti a monte per non vedere, c’è chi trattiene il fiato e chi ride facendo finta di niente. In ogni caso da non dimenticare. Lungo il tragitto osserviamo il fenomeno strano dei sombreri formati sulle rocce, grazie all’azione dei venti: belli ed originali.

Torniamo a Buenos Aires per completare la visita della città con il quartiere elegante e residenziale di Palermo, abitato da molti italiani e Recoleta con i suoi viali di Acacie in fiore, dove incontriamo dog-sitter che passeggiano con numerosi cani al guinzaglio, talvolta anche venti. Nel cimitero monumentale di Recoleta, dove le bare non sono tumulate ma ricoperte da teli bianchi, si trova la tomba di Evita Peron, mito argentino.

Riusciamo a visitare il Teatro Colon che, insieme alla Scala Di Milano, ha la migliore acustica al mondo. All’interno una stupenda scalinata in marmo bianco di carrara, bellissimi lampadari, una platea immensa e busti di diversi musicisti tra cui Verdi e Rossini.

Partiamo all’indomani per l’ultima meta del nostro viaggio, ci aspetta una delle sette meraviglie naturalistiche del mondo: le cascate di Iguazu che in lingua “guarani”, la lingua degli indio, significa “grande acqua” come spiega Hary, unica guida maschio.

Siamo sul lato brasiliano, più panoramico di quello argentino con clima tropicale ed umidità al 94%; si cammina a fatica ma lo spettacolo a cui assistiamo è davvero indescrivibile. Man mano che ci si avvicina il rumore della grande massa d’acqua che precipita diventa sempre più forte fino a che la vediamo: siamo affascinati e sorpresi dal panorama.

Il giorno successivo possiamo ammirare l’ampiezza e la maestosità delle cascate dal lato argentino; dopo aver attraversato parte della foresta atlantica con un camion in mezzo ad una vegetazione ricchissima e lussureggiante, con un gommone risaliamo le rapide ed arriviamo sotto le cascate da dove usciamo, nonostante i diversi tentativi di ripararsi, completamente bagnati.

Anche qui passerelle strategiche permettono di ammirare le cascate da diverse prospettive fino alla “Garganta del Diablo”, punto spettacolare e imponente. Lungo il percorso farfalle coloratissime, scimmie, un caimano, iguane ed alla fine i procioni che girano furtivi ed indifferenti fra i tavoli dei ristori con l’unico intento di arraffare, anche con violenza, il cibo dei turisti. Simpatici ma meglio stare alla larga.

A questo punto non rimane altro che rifare un’altra volta le valigie, sarà la quinta e/o la sesta volta, e prepararsi per l’ultimo tour, quello che ci porta all’aeroporto per il viaggio di ritorno.

E’ stato un viaggio impegnativo con tanti voli interni ed un lungo trasferimento ma ne è valsa la pena, siamo riusciti ad ammirare le principali bellezze naturali di questo immenso paese. Il tutto favorito da un gruppo sin da subito affiatato e collaborativo, ottimamente gestito dalla miglior guida di tutto il tour: GIANNI!